Servizio Sociale e progettazione comunitaria

Questa lezione si intitola: “Servizio sociale e progettazione comunitaria”.

Il mio interesse rispetto al tema del servizio sociale di comunità, è poi, confluito in una recente pubblicazione edita da “Carocci” che ha ispirato particolarmente, la lezione di oggi, la conversazione, che comunque svolgeremo insieme. E inoltre, mi piace ricordare come, nel momento in cui, ho cercato di elaborare un approccio (che non possiamo chiamare modello), un approccio appunto al servizio sociale di comunità, ovviamente, ho considerato anche la dimensione di ricerca che ha profondamente ispirato alcune considerazioni.

Quali sono i principali contenuti di questa lezione? Intanto: alcune premesse fondamentali che consentono, non tanto di inquadrare in realtà l'argomento ma, di inquadrare il contesto, il quadro di riferimento che da forma e corpo al ragionamento che proponiamo. Premetto fin da ora che non farò un ragionamento classico su che cos'è il progetto, so che all'interno di questo corso altri colleghi si sono occupati in particolare di questo tema, di questi contenuti, anche dal punto di vista metodologico, io vorrei accendere alcune luci su alcune questioni, mettere in evidenza forse anche qualche ombra. Dopodiché, vorrei proporvi una breve riflessione sul servizio sociale di comunità e sul perché ha senso riparlarne, vedere con voi alcune definizioni del servizio sociale di comunità e capire perché dobbiamo, all'interno di questo quadro di riferimento di questi i riferimenti, collocare il significato di una progettazione comunitaria. L’Outreach, cioè il raggiungere gli altri, fuori, vedremo come è una fondamentale prospettiva di accompagnamento ai ragionamenti che cercheremo di esplorare, e poi appunto entreremo un pochino più nel merito di quella che è la progettazione, il progetto in realtà. 

Vediamo quindi, come già preannunciato, alcune premesse fondamentali: abbiamo alcuni punti che possiamo considerare fermi, e che all'interno di quella che è l'elaborazione a partire dai risultati di ricerca, da studi e da confronti a livello nazionale e internazionale, sono comunque il punto di arrivo di elaborazione attuale del servizio sociale italiano. Intanto, un servizio sociale in quanto professione, collocato al crocevia fra tre mandati, li vedremo fra poco ma, sono ovviamente: il mandato sociale, il mandato professionale, il mandato organizzativo-istituzionale: usiamo il termine organizzativo-istituzionale perché il termine organizzativo, anche in senso sociologico, è più omnicomprensivo delle diverse forme organizzative, all'interno delle quali, possono essere collocati i servizi, man mano che all'interno dei diversi Welfare regionali, (ormai dobbiamo dire così non essendoci più un unico disegno di welfare italiano) si vanno ad attivare servizi, anche su base privata, e non solo del terzo settore, ma, privata in senso stretto, dobbiamo usare maggiormente, quindi, il termine organizzativo e non il termine istituzionale.

Abbiamo un secondo punto che, come dire, ci conforta, è un altro punto di arrivo importante: una prospettiva teorica metodologica che è il servizio sociale di comunità che deriva da lontano, è un'attitudine che deriva da lontano, è un'attenzione che, addirittura, ha accompagnato le prime sperimentazioni di ricerca in Italia, a partire dall'inchiesta ministeriale sulla miseria nel dopoguerra, e gli studi di ambiente svolti dagli assistenti sociali nei diversi territori italiani che, hanno dato l'avvio anche ad una fruttuosa collaborazione per quegli anni anche con i sociologi rispetto proprio anche all'elaborazione di alcuni strumenti e tecniche di ricerca. Sappiamo anche che il Servizio sociale italiano si caratterizza per una dimensione unitaria del metodo, a partire dai famosi 5 metodi tradizionali di derivazione anglosassone, degli anni 50, e quindi: il casework, il groupwork, il community work e poi, la dimensione che riguardava l'organizzazione dei servizi, si è man mano arrivati all'elaborazione, invece, di un metodo unico qualunque sia l'ambito, sia dal punto di vista organizzativo, sia da un punto di vista territoriale, sia dal punto di vista dei cittadini utenti ai quali si rivolge l'assistente sociale, si userà sempre la stessa ripartizione del metodo, il metodo è unico, e le sue fasi teoricamente fondate e metodologicamente ordinate (come ci ha ricordato anche Lerman nella particolare declinazione del processo di aiuto), vengono usate nei vari contesti. 

Un quarto punto è: il carattere trifocale e multidimensionale, a partire dalle definizioni di Ferrario, Gui, Sicora, come una dimensione orientativa dell'intervento. Ogni assistente sociale sa che, mentre sta lavorando con una persona, non per una persona, con una persona, con un gruppo, con una comunità, in un gruppo di mutuo aiuto, tiene presente contemporaneamente tre fuochi di attenzione, e cioè, da un lato:l'utente, la famiglia ed il gruppo, il secondo polo è costituito dal territorio, il contesto, l'ambiente nel quale sta lavorando ed il terzo polo è costituito dalla istituzione/organizzazione nella quale è inserito. Questi tre poli, ovviamente, sono stati pensati per identificare la capacità che l'assistente sociale ha di tenere sempre presente questi tre punti diversi di attenzione, tre sguardi diversi.

All'incrocio di questi, c'è la quinta essenza del lavoro dell'assistente sociale. Inoltre: il Territorio come dimensione contestuale specifica del Servizio sociale Italiano; non abbiamo tempo in questa nostra conversazione di approfondire in particolare questo punto, tuttavia, mi piace ricordare come questa dimensione territoriale, a partire dai processi di decentramento dei servizi, dalla creazione delle regioni molti anni fa, è una caratteristica tipica del Servizio sociale Italiano, e non è casuale perché, è una caratteristica che identifica l'attenzione alla vicinanza dei servizi e dell'azione professionale, nonché della ricerca (laddove sia possibile) da parte del Servizio sociale, come professione, come disciplina e, come meta istituzione senz'altro. 

Inoltre: La connessione tra la ricerca e gli interventi professionali. Anche questo è un altro punto di premessa molto importante che non possiamo sviluppare in questa lezione, però, mi interessava che voi che state ascoltando, ce l'abbiate presente.

Infine: La prospettiva etico-politica.

Nel momento in cui noi parliamo di progettazione comunitaria, ci stiamo addentrando all'interno di una dimensione, di un approccio teorico-metodologico e comunitario che ha sullo sfondo questi punti che abbiamo visto fino ad ora, e, in particolare, una prospettiva etico-politica, là dove il codice deontologico degli assistenti sociali, negli articoli 38,37,40 delinea con molta chiarezza, le responsabilità dell'assistente sociale nei confronti della società, quindi intesa anche come comunità locale, è chiaro che evidenzia la grande consapevolezza che, l'Ordine nazionale, la professione, hanno avuto (ed hanno tutt'ora) una necessaria e continua collaborazione, a volte anche un po' coercitiva, con quelli che sono gli amministratori locali, e anche un'attenzione, una presenza molto attiva rispetto anche l'elaborazione di Policy e di attenzione alle azioni anche antioppressive.

 

Questo testo è estratto dal nostro video-corso Fad Servizio Sociale: progetto, progettazione e valutazione, ha come scopo quello di informare e permette di approfondire tematiche legate al corso.

Estratto della lezione della dott.:ssa Elena Allegri 

Elena Allegri
Professore aggregato di Sociologia e di Servizio Sociale
Università del Piemonte Orientale DIGSPES - Alessandria
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