Servizio Sociale e migrazioni in un mondo globalizzato : scenari e sfide per la professione

Lezione di oggi è una lezione secondo me particolarmente ricca, particolarmente densa, il cui titolo è: “Servizio sociale e migrazioni in un mondo globalizzato: scenari e sfide per la professione”.

All'interno di questa lezione ho individuato quindi tre cardini fondamentali, non li affronteremo tutti insieme, penso che il tema della globalizzazione (primo tema), quello delle migrazioni (secondo tema), sempre per capisaldi, sempre per concetti principali, saranno affrontati da me in una prima parte di questa lezione; mentre in una seconda parte focalizzerò l'attenzione sugli scenari e le sfide nel servizio sociale professionale (terzo tema), cioè su quali sono gli approcci e i processi di adattamento che la nostra professione sta attraversando in questo momento all'interno del settore di intervento dell'immigrazione. Io preannuncio subito che in questa terza parte, che poi sarà la seconda parte di questa lezione, vi offrirò una sorpresa, spero vi sarà gradita, come è stata gradita a me che l'ho preparata per voi. Ovviamente tutto quello che dirò rispetto alla prima e alla seconda parte, saranno giusto dei cenni che ho pensato di rimettere al centro dell'attenzione dei professionisti del servizio sociale, perché secondo me sono i cardini fondamentali di questi due temi che l'assistente sociale deve conoscere, una sorta di abbecedario. Ricordiamo quindi concetti che già conosciamo, ma è bene che si riportino alla nostra attenzione. 

La globalizzazione è un concetto che nasce negli anni 1960 con Marshall Mc Luhan (molti autori lo fanno risalire a questo autore americano) che appunto per primo definì il “Villaggio Globale”, però inteso più che altro in termini economici. Al contrario, il concetto di globalizzazione è molto più complesso come dimostrano anche queste declinazioni diverse: i pro-global, i neo-global, i no-global, eccetera. Per cui, praticamente abbiamo una grande complessità rispetto a questo termine, non è la prima globalizzazione che conosciamo, mi sono permessa di riportarvi all'attenzione una serie di passaggi di quello splendido testo che è di Marguerite Yourcenar , ‘Memorie di Adriano’, benché in letteratura sappiamo che La Yourcenar ha per tanto tempo ha studiato la figura dell'imperatore Adriano prima di accingersi a scrivere questo capolavoro, e mi ha colpito molto quest'ultimo passaggio: “Nella più piccola città, ovunque vi siano magistrati intenti a verificare i pesi dei mercanti, a spazzare e illuminare le strade, a opporsi all'anarchia, all'incuria, all'ingiustizia, alla paura, ad interpretare le leggi al lume della ragione, li Roma vivrà.

Roma non perirà con l'ultima città degli uomini. Humanitas Felicitas Libertas” (era il motto di Adriano). Che cosa si intende quindi per globalizzazione? La globalizzazione dell'antichità era l'esportazione, anche al costo purtroppo di spargimenti di sangue esattamente come oggi...non è che purtroppo si è cambiato un granché, dei modelli di vita, dei modelli di civiltà che etnocentricamente ogni civiltà pensava di possedere in misura superiore e migliore delle altre. Ecco, noi abbiamo questo discrimine oggi, molti autori fanno risalire gli studi sulla globalizzazione al prima e al dopo i tragici eventi dell'11 settembre 2001, vediamo perché. 

Questo nella slide, per esempio, è un brano tratto dal Rapporto del 1999, “La globalizzazione”, redatto da United Nations Development Programme, quindi un programma delle Nazioni Unite che diceva tanto bene della globalizzazione: “Lo spazio si restringe, il tempo si contrae, i confini scompaiono e tutto questo crea interdipendenza, non soltanto economica ma anche culturale, tecnologica, di governance”. Quindi una descrizione della globalizzazione particolarmente ottimistica. Poi abbiamo appunto l'11 settembre che cambia un po' tutto. Luciano Gallino per esempio, già nel 2002 prende le distanze da quel tipo di definizione, proponendo di definire la globalizzazione come: “L'accelerazione e l'intensificazione degli eventi...” e però solleva già un primo problema, e cioè che la globalizzazione non sia poi così globale: “...al presente tale sistema non copre ha fatto tutto il globo. È assai dubbio che entro 100 anni lo possa fare.” Quindi questo è un primo problema. Il secondo problema è il fatto che i paradigmi per spiegare la globalizzazione non sono sufficienti agli occhi degli studiosi, perché appunto ci sono troppe declinazioni della globalizzazione, non soltanto quella economica, ma si moltiplicano i punti di vista, si confrontano modelli di government e di governance, ci si confronta con diversi livelli etico-deontologici sui diritti umani declinati in modo molto diverso da un paese all'altro e con modelli di sviluppo completamente diversi. 

Ad oggi, quali sono nel mondo gli oggetti globalizzati? Quali sono quegli oggetti che non vorremmo mai fossero “globalizzabili?”Abbiamo almeno due categorie di oggetti: abbiamo le merci, il denaro, il lavoro, la manodopera e le tecnologie da un lato, che è bene che siano globalizzabili e globalizzati, è un fatto reale questo, ma abbiamo anche per contro: le armi, le droghe, lo sfruttamento, i nuovi colonialismi, la criminalità, l'inquinamento, i terrorismi, che sono diventati globalizzati. Basta aprire una qualunque pagina di internet per renderci conto di quanto la nostra vita sia impregnata, sia orientata alla globalizzazione, utilizziamo tutti quanti Amazon, Spotify. Social Media, esistono persino reti tecnologiche molto ben funzionanti tra i rifugiati. Basta aprire sempre i siti dedicati al commercio di questi oggetti per renderci conto con mano di quanto le armi siano globalizzate, i diamanti, l’oro, producono vittime, il petrolio produce vittime nella sua fase di globalizzazione, “Amnesty International” denuncia l'esportazione di armi, soprattutto nei confronti di paesi particolarmente deboli dell'Africa del nord, del Medio Oriente, colpiscono titoli come: “Corea del Nord: traffico di armi verso la Siria passando per la Cina”. Ci sembra che il mondo sia diventato particolarmente piccolo per questo tipo di traffici, di cui, anche l'Italia, purtroppo, è una delle protagoniste principali. Per quanto riguarda gli stupefacenti, secondo questa relazione del Viminale, noi abbiamo il 99% ed oltre di traffico marittimo delle sostanze stupefacenti, abbiamo anche il traffico aereo, abbiamo il traffico terrestre che in tutto il mondo permette la diffusione delle sostanze.

Questo testo è estratto dal nostro video-corso Fad Migrazioni, Servizio Sociale, Benessere, ha come scopo quello di informare e permette di approfondire tematiche legate al corso.

Estratto della lezione della dott.ssa.: Patrizia MARZO

Patrizia Marzo
Assistente Sociale Specialista, Autrice
Presidente Croas Puglia
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