Servizio Sociale e libera professione: saperi e competenze nelle sfide della postmodernità

Oggi parlerò con voi, e vi darò anche qualche testimonianza, del tema del servizio sociale di fronte alla libera professione, ma avendo anche in mente quali sono le sfide e le competenze necessarie per un lavoro che nasce oggi, o che si può costruire oggi. La slide l'ho un po' inventata pensando ad un viaggio, è un viaggio professionale, in cui si parte davvero un po' alla ricerca di uno spazio di lavoro possibile. Devo dire qualcosa sul mio viaggio professionale, è un viaggio che è iniziato nell'86: ho cominciato a lavorare come libera professionista, dopo avere lavorato per almeno 15 anni o 16 come dipendente della Pubblica Amministrazione, quando ho cominciato io, di libera professione, segnalo subito, non c'era neanche nessun tipo di ideazione da parte di nessuno, perché quando ho iniziato, è stato davvero interessante e difficile andare a scoprire perché non si poteva pensare la libera professione, ed il perchè nessuno ci aveva mai pensato. 25 anni dopo sono ancora qui e qualcuno mi chiede di parlarne; in questi 25 anni, considerato anche tutte le evoluzioni della professione sociale nel tempo, una delle cose più sorprendenti per me è stata di ricevere, devo dire più spesso, meno spesso, tre volte all'anno, 20 volte all'anno; richieste di interviste, di informazioni, richieste di dare una mano o di contributi per lei tesi proprio su questo tema; era come se all'interno di un processo di professionalizzazione in cui l'assistente sociale si immaginava con un posto stabile e all'interno di un lavoro della Pubblica Amministrazione come dipendente.; riuscire a immaginare di andare da un'altra parte, di fare altre cose, non veniva proprio niente nessuno. 

Nel tempo, in questi anni, le domande che mi hanno fatto le persone erano un po' sempre le stesse, questo lo segnalo perché a me ha molto sorpreso negli anni, che ci fossero sempre stesse domande; e le domande erano riferite al modo in cui si fa la libera professione, a chi la si rivolge, a chi si indirizza, “mi dà un modello?” e quello che ho sempre detto è che di modelli non ce ne sono, che ci sono delle ricerche, delle esplorazioni e delle scoperte che vanno fatte ognuno nel posto in cui si trova. 

Ripeto, l'interlocutore di oggi che siete voi, chi si è scritto di questo corso, io ho un po' cercato di capire chi poteva essere, e quello che mi è venuto in mente è che sono i soliti due interlocutori possibili, i miei destinatari, le persone che ascolteranno questo intervento, questa testimonianza, Io credo i nuovi assistenti sociali, le persone che sono arrivate adesso nel mondo della professione e che spesso sono abbastanza disperatamente alla ricerca di un lavoro, di un lavoro che non può più essere quello che era una volta; che non può più essere il lavoro delle pendente, Io credo che sia un lavoro che va davvero inventato, perché non ci sono più concorsi; perché i lavori sono lavori atipici; perché ci sono i lavori interinali; perché l'inserimento tramite concorsi nella Pubblica Amministrazione è un tema che sta scomparendo dalla professionalità.

Dall'altra parte oggi, ci sono anche molti colleghi, molti assistenti sociali, che sono un po' alla ricerca di nuove prospettive di lavoro ma, anche di scoprire delle nuove competenze all'interno di contesti differenti da quelli del passato. Quindi, io credo che qualcuno di voi sarà appena arrivato nel mondo della professione, qualcuno invece forse avrà voglia di scoprire quali possibilità ci sono oggi per iniziare di nuovo la professione; la professione ieri, devo dire era molto diverso da oggi, ed oggi la sfida vera è di inventarsi un sapere che renda possibile l'ingresso nel mondo del lavoro pensando alla propria offerta come l'offerta professionale che ha un valore. 

Oggi il lavoro è eterogeneo, c'è precariato, questa parola che ho sognato, e che è anche un po' sfidante: siamo “ex dipendenti”? Probabilmente sì, perché il mondo della Pubblica Amministrazione ormai è sempre più chiuso al momento dell'ingresso. Quali sono gli spazi possibili li vedremo insieme,spero di riuscire ad accompagnarvi in questo viaggio. Ho immaginato per questo viaggio, di dover anche costruire un puzzle, è un puzzle fatto di tasselli, cioè di pezzettini che vengono messi insieme, e che sono anche basati su delle cose molto semplici: che viaggio ho in mente? Voglio andare lontano o voglio andare più vicino? Che tipo di viaggio voglio fare? Voglio partire con lo zaino o voglio un viaggio organizzato? Voglio prendere la macchina? Quanti soldi ho per partire? Parto con pochi soldi o con tanti soldi? Ho bisogno di andare in albergo 5 stelle, mi piace solo l'albergo 5 stelle, o va bene qualsiasi pensione gradevole, pulita e semplice? Viaggio da sola o viaggio in compagnia? Dove voglio andare? Dico un po' semplicemente: i viaggi poi uno se li organizza tramite internet, tramite l'agenzia di viaggio, tramite degli amici, decide in vari modi, le variabili che possiamo utilizzare sono tantissime. Ma quando ho deciso dove voglio andare e a fare che cosa; per quanto tempo; con quanti soldi; devo anche decidere che bagaglio mi porto dietro; anche lì una valigia pesante o una valigia leggera.

Quando parlo di bagaglio, parlo del perché voglio fare quel viaggio lì, che storia mi porto dietro; che tipo di esperienza vado a cercare e a questo punto; tra professionisti ci si chiede quale competenza possa essere utilizzata. In questo tema io trovo davvero interessante poter comunque partire da una dimensione più strettamente soggettiva che è: in quel punto della mia storia professionale, quale può essere il mio bilancio di competenze? Cosa so fare? Che cosa non so fare? Che cosa è meglio che non faccia? A quali cose non sono preparata? Quale cose non mi posso permettere. 

Dall'altra parte, nel momento in cui comincio a fare, dico si inizia ma non è mai finito, un bilancio di competenze, si può anche un po' analizzare il portfolio, è un tema grosso, già molto trattato nell'ambito scolastico e didattico, un bilancio delle cose che ho già fatto, di quelle che sarebbe meglio che facessi, o di quello che dovrò fare. Prima di partire per un viaggio che parla di libera professione, è meglio che ognuno di noi faccia una sorta di verifica complessiva di chi è in quel momento della sua storia, di che cosa si può permettere, di che cosa gli piacerebbe, di dove vuole andare e di che tipo di destinazione ha in mente. Forse ne parliamo meglio dopo. 

Ma anche la destinazione: voglio un tipo di lavoro che mi porti in giro per la Regione, o per l'Italia? Voglio un tipo di lavoro più stanziale, perché la mia situazione familiare mi permette di avere solo un certo numero di ore a disposizione e non tutto il tempo? Allora in questa sorta di mix tra il check-up, un'analisi del proprio portafoglio e un bilancio di competenze; già lavorare almeno un po' su un curriculum, ma anche sul curriculum formato europeo che, è anche molto carino da usare perché è molto articolato nei contenuti, usare il curriculum è anche cominciare a fare un percorso di autovalutazione. Faccio un esempio riguardo una supervisione di molti anni fa: ho lavorato per un'oretta con una collega che aveva un progetto di libera professione, era anche un buon progetto, cioè aveva in mente delle cose che potevano avere un mercato, potevano essere utili nelle sue competenze, ma in quel momento si era appena separata e davvero non poteva permettersi di restare senza uno stipendio fisso alla fine del mese.

 

Questo testo è estratto dal nostro video-corso Fad Il servizio sociale nella postmodernità:Temi, sfide, prospettive , ha come scopo quello di informare e permette di approfondire tematiche legate al corso.

Estratto della lezione della dott.ssa: Ombretta OKELY

Ombretta OKELY
Assistente Sociale Formatrice
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