Lavorare con minori devianti. È possibile gestire l’aggressività e renderla una risorsa?

Mi chiamo Maria Pia Fontana, sono un assistente sociale specialista e lavoro al Ministero della Giustizia nel settore minorile, mi occupo anche di formazione da tanti anni, sia per l'Università degli Studi di Catania, ma anche per diversi enti di formazione, e sono anche una sociologa, oggi affronteremo un argomento che per me è molto interessante e va a toccare, per così dire, il nucleo del mio lavoro, cioè: l'intervento di aiuto con i minori devianti e in particolare l'aspetto dell'aggressività e come tramutare questa aggressività in risorsa. Capite bene che è una sfida impegnativa per ogni operatore minorile.

Per fare questa riflessione insieme a voi, sarà necessario, seguire un pensiero che si articola su vari aspetti, tutti molto importanti, parleremo di disagio, di devianza ed aggressività minorile con riferimento alle linee di tendenza in atto e cercheremo di affrontare le forme dell'aggressività agita ai danni degli operatori da parte dei minori, e quindi ci soffermeremo sulla fenomenologia delle condotte aggressive, con particolare riferimento anche alle nuove manifestazioni di aggressività che interessano i ragazzi e che in qualche modo, hanno a che fare con le nuove tecnologie, e quindi il mondo della rete internet. Ed infine, vorrei presentarvi brevemente, perché non possiamo approfondirlo in modo molto analitico, però vi posso dare una visione sufficientemente chiara, un programma specifico per il trattamento dell'aggressività minorile e che può dare i risultati molto positivi proprio sul piano del cambiamento, e quindi l'aggressività può anche diventare la leva per un cambiamento, per una crescita evolutiva dei ragazzi. Spero di essere chiara e che questo lungo cammino vi possa interessare. 

Andiamo innanzitutto al primo concetto che è quello di disagio. La parola disagio è una parola composta che appunto, come voi ben sapete, deriva dalla combinazione tra la particella dis- e “agio”, “agio” come suggerisce anche l'etimologia comune con la parola adagiare, vuol dire collocare, giacere presso, e richiama (la parola disagio) il senso di fallimento per la sproporzione che si crea tra i mezzi di cui si dispone e le possibilità di integrazione. Potremmo quindi definire il disagio, come la sofferenza di chi non riesce a integrarsi, e i volti del disagio possono essere tantissimi, possono assumere diverse manifestazioni, e chiaramente una cosa importante da dire rispetto al disagio è proprio la sofferenza tra il fatto di non riuscire ad essere se stessi pienamente, e non riuscire contemporaneamente a rispondere in modo creativo e originale alle richieste dell'ambiente.

Se noi volessimo collocare l'integrazione lungo una linea, vedremo che ai due estremi abbiamo il conformismo, e quindi l'omologazione, vi ho messo come esempio il gregge delle pecore, mentre, nell'altro estremo abbiamo la ribellione, la trasgressione. Ora, l'integrazione non si avvicina nè al conformismo nè alla ribellione, trasgressione, ma si colloca proprio in mezzo e chiaramente l'orizzonte pedagogico per noi operatori a cui tendere, è l'agire per essere e non l'agire per ottenere, cosa vuol dire sostanzialmente questo? Occorre aiutare i ragazzi a esprimere le loro potenzialità trovando una loro autenticità, senza appiattirsi sui modelli utilitaristici e consumistici che sono oggi largamente diffusi. 

Quali sono le forme del disagio giovanile? Vi anticipavo che esso può assumere diverse manifestazioni, quindi noi abbiamo un disagio sicuramente di tipo oggettivo che poggia sulle difficili condizioni di vita di tanti nostri ragazzi, o per la povertà, per la deprivazione culturale, per la marginalità sociale e anche ambientale, penso al disagio di tante periferie, anche periferie a me note proprio perché hanno un'alta concentrazione di devianza minorile, di criminalità minorile. Poi c'è un disagio di natura più psicologica, soggettiva, che ha a che vedere con i vissuti, le frustrazioni dei ragazzi, e anche il locus of control, cioè la modalità che ciascun ragazzo utilizza per darsi delle spiegazioni causali rispetto a ciò che accade all'esterno. Quindi, ci sono dei ragazzi che hanno un locus of control interno, e quindi, in qualche modo si sentono protagonisti della loro vita e hanno un senso di autostima e anche di amor proprio, di dignità più consolidato. Altri ragazzi invece, attribuiscono all'esterno, all'ambiente, al destino, gli accadimenti della loro quotidianità e hanno una tendenza ad assumere un atteggiamento più vittimistico, più rassegnato, c'è un disagio sintomatico che si esprime nelle forme della tossicodipendenza; dell'alcolismo; della violenza e anche della delinquenza, e poi c'è un disagio che rimane sommerso ed è quello più difficile da decodificare, da rilevare anche a scopo trattamentale di aiuto e di sostegno.

Chiaramente, il disagio è una storia multifattoriale e quindi, accanto ad eventi stressanti e a deprivazione socio-culturali, e economiche di cui appunto facevo un cenno prima, c'è sicuramente un aspetto del disagio che ha a che vedere con delle limitazioni, degli handicap, degli svantaggi o di tipo fisico, e quindi, tutto il grande tema della disabilità, o proprio di tipo etnico culturale, pensiamo al disagio di chi deve trapiantarsi in un nuovo paese, e che anche se proviene da una condizione socio culturale elevata nel proprio paese d'origine, troverà sempre la fatica e la difficoltà di un adattamento. Chiaramente, il disagio può anche derivare da stimoli ambientali negativi, noi purtroppo viviamo in una cultura profondamente aggressiva che incentiva dei modelli di condotta negativi e molto violenti, e poi c'è un disagio che ha a che vedere con la biografia, con le singole frustrazioni e sofferenze che i ragazzi possono sperimentare nel loro quotidiano, a volte può essere una delusione affettiva, a volte può esserci una difficile situazione familiare dove c'è un forte livello di conflittualità tra i genitori, e così via dicendo. 

La devianza minorile è un concetto molto ampio che, a volte, viene utilizzato impropriamente; noi per devianza intendiamo tutte le violazioni delle norme, dei valori che rappresentano il fondamento di una società civile, e di norma vi rientrano sia i reati che i comportamenti che, pur non essendo perseguiti dalla legge, sono visti come indici di disadattamento.

Quindi, in questo grande calderone della devianza noi abbiamo anche le fughe; i vagabondaggi dei minori; la precocità di condotte sessuali; abbiamo l'uso di sostanze stupefacenti; il vandalismo; la prostituzione; l'autolesionismo. Come voi sapete, c'è una grande diffusione delle condotte autolesionistiche realizzate dai minorenni, si pensi al fenomeno del cutting per esempio, col quale i ragazzi si infliggono dei tagli anche molto dolorosi sul proprio corpo, tipicamente sul ventre ma anche sulle braccia, proprio per la difficoltà di mettere in parola la loro sofferenza, di trovare un modo diverso per esprimere le tensioni che li attraversano.

Una cosa importante da dire sulla devianza, che va sempre contestualizzata in un determinato contesto storico, è che va a cogliere il rapporto appunto tra l'individuo e l'ambiente e ciò che è considerato lecito o illecito in un determinato contesto sociale. Peraltro, non tutta la devianza è negativa, ci possono essere anche funzioni positive della devianza, o ci possono essere devianze, mi permettete l'espressione “creative”, “innovative” e “utili” al rinnovamento sociale.

Tra le funzioni positive della devianza, abbiamo la possibilità che la devianza chiarisca il senso delle regole agli altri e favorisca l'integrazione, perché, in qualche modo, crea una solidarietà e una coesione tra la maggior parte delle persone che identificano nel deviante, colui che vuole minare questo ordine sociale e quindi, può avere anche questa funzione: la lotta alla devianza, e quindi di favorire la coesione di un certo gruppo sociale. Ma al di là di questo, ci sono manifestazioni positive di devianza se consentono di superare una logica meramente burocratica di legalità, perché non è detto che l'adesione alle regole rifletta sempre un'adesione profonda, intima ai valori per cui quelle regole sono state adottate e rappresentano uno strumento.

 

Questo testo è estratto dal nostro video-corso Fad HELP!, ha come scopo quello di informare e permette di approfondire tematiche legate al corso.

Estratto della lezione della dott.ssa: Maria Pia FONTANA

Maria Pia FONTANA
Assistente Sociale Specialista, Sociologo, Formatrice
Università degli studi di Catania
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