Indicazioni operative per la prevenzione da contagio SARS - CoV - 2 negli studi odontiatrici

Buongiorno, sono Sabrina Santaniello, sono un’odontoiatra e libera professionista in Roma e ricopro l'incarico di segretario ANDI Nazionale, presidente ANDI Roma e Consigliere OMCeO Roma. Questa relazione verterà su come è cambiata la professione odontoiatrica rispetto a questa nuova pandemia da Sars-Cov-2 negli studi odontoiatrici e soprattutto rispetto al contrasto e al contenimento della diffusione del virus e quindi tutte le misure di sicurezza che si dovranno adottare e le varie indicazioni operative, per poter accedere agli studi ed avere nell'ambiente di lavoro la maggior sicurezza possibile per il paziente e per gli operatori sanitari. Cos'è il virus Sars-Cov-2 e quali sono le modalità di trasmissione?

L'odontoiatria porta, per sua natura, ad una vicinanza tra l'operatore e il paziente cioè ad una grande prossimità, diverse pratiche prevedono inoltre l'aerosol per cui è necessario che gli operatori sanitari sappiano esattamente in che cosa consiste, come è nato, come si è diffuso e come ci si può proteggere dal Covid-19 per il corretto ripristino dello svolgimento dell'attività odontoiatrica. La Sars-Cov-2 è apparsa, come molti sanno, alla fine del 2019 in Cina, a Wuhan, la capitale dello Hubei ed è arrivata alla specie umana attraverso un salto di specie dal pipistrello, fino al passare per la tappa intermedia del pangolino, che è un animale di cui se ne consumano le scaglie e viene venduto al mercato del pesce. L'infezione si contrae per via respiratoria e le porte di accesso dell'organismo sono rappresentate dalle mucose di occhi, naso e bocca.

Le modalità di trasmissione di questo virus sono prevalentemente attraverso delle goccioline di saliva che vengono chiamate droplets, all'interno delle quali è presente il virus vivo e che vengono emesse durante la respirazione, ma in maggior misura tossendo, starnutendo e parlando. Anche attraverso il contatto diretto tra queste, che vengono magari toccate, si può sviluppare il contagio attraverso gli occhi, il naso o la bocca, ma anche attraverso la deposizione delle stesse sulle varie superfici che vengono poi a contatto con le nostre mani. Infatti è possibile, una volta che queste particelle si siano depositate sulle varie superfici, che possano sopravvivere da alcune ore come succede per esempio sulla carta, a diversi giorni. Alcuni esempi più conosciuti sono il rame, dove l'abbattimento della carica virale avviene dopo 4 ore, sul cartone dopo 24 ore, sull’acciaio inossidabile dopo circa 48 ore e per finire sulla plastica dopo 72 ore. Questo ci rende noto il fatto che, comunque a seconda delle superfici avremo un naturale abbattimento della carica e quindi è necessario conoscere il comportamento di questo virus, che è ancora poco noto, diciamo ancora in fase di studio, per riuscire a contrastarlo.

 Per quanto riguarda il periodo di incubazione del virus e i suoi sintomi, anzitutto il portatore di infezione può essere individuato attraverso il triage, ovvero un filtro che può essere fatto sia telefonicamente e poi ripetuto in office, oppure direttamente nello studio odontoiatrico; il paziente può essere sintomatico oppure asintomatico quindi aver contratto il virus ed essere portatore, ma non presentare i classici sintomi. Questi ultimi sono all’inizio trasversali a molti altri tipi di infezioni respiratorie tra cui anche quelle influenzali, con le quali questa Sars-Cov-2 all'inizio è stata diciamo confusa.Esempi sono la febbre superiore a 37.5 gradi, la tosse secca, la dispnea quindi una difficoltà respiratoria, malessere, mialgia, a seguire possono comparire o comunque essere concomitanti l'espettorato, la rinorrea delle cefalee molto persistenti, alle volte soltanto dei disturbi gastrointestinali e delle emottisi; altri sintomi possono essere nell’'albero respiratorio una faringite oppure a livello oculare una congiuntivite. Due sintomi molto particolari che vengono riconosciuti spesso dai pazienti come sintomi inusuali, che non avevano mai sentito prima, sono l’ageusia, cioè la perdita del gusto, e l'anosmia, ovvero la perdita dell'olfatto. Per diagnosticare questo tipo di patologia, il metodo oggi più validato è sicuramente il tampone per la ricerca del genoma virale su un campione biologico, che viene prelevato nelle vie respiratorie; ci sono anche altri test rapidi tipo quello sierologico, ma la loro attendibilità è sicuramente più scarsa, essendo infatti più esami di compendio che esclusivi. Come fronteggiare l'emergenza Covidnello studio odontoiatrico? Nella prima fase in cui non si conoscevano ancora le modalità di trasmissione, tutto era privo di evidenza scientifica, non c'era assolutamente nessuna letteratura, gli odontoiatri sono stati invitati a far seguire ai loro pazienti, e seguire loro stessi, i vari DPCMche si sono susseguiti nel tempo, ovvero quello di evitare la libera circolazione se non per stato di assoluta necessità e per urgenza certificata. I nostri pazienti sono stati quindi seguiti prevalentemente a livello telefonico, e soltanto nel caso in cui a discrezione dell’odontoiatra era necessario intervenire, dopo triage telefonico, quindi una serie di domande che facevano individuare se il paziente fosse positivo al Covid, veniva eventualmente invitato ad accedere allo studio ovviamente solo se l'odontoiatra avesse avuto dei dpi adeguati.

Successivamente alla fase 1 è iniziata la fase 2 con l’emanazione da parte del Ministero della Salute delle indicazioni per poter riaccedere agli studi, perché c'è da dire che, lo studio odontoiatrico, cosi come gli studi professionali medici, non sono stati mai chiusi, sono praticamente rimasti aperti soltanto su casi di urgenza definita non differibile. Il vero ritorno all’attività odontoiatrica c'è stato soltanto nella fase 2, chiaramente con delle indicazioni che sono state emanate dal Ministero insieme ad altri organi istituzionali, come l'Istituto Superiore di Sanità, le università, i virologi, gli epidemiologi e i sindacati di categoria tra cui ANDI, che Io rappresento. Per rendere poi effettivamente operative queste indicazioni e anche adeguate a quella che è l'attività odontoiatrica giornaliera, sia nelle aree definite precliniche sia nelle aree cliniche vere e proprie, sono state effettuate una serie di procedure che richiedono sicuramente la formazione degli operatori sanitari.

All'interno dei nostri studi, noi siamo sempre stati in qualche modo abituati a procedure riguardanti la sicurezza dello studio odontoiatrico, sia per il paziente che è sempre al centro e sia per gli operatori e per il nostro personale di studio. In ciascun ambiente di lavoro viene definito un rischio biologico, che a seconda della natura di questi rischi presenti nell'attività lavorativa, si dividono fondamentalmente in tre fasce di rischio: basso, medio e alto. Questi tre valori sono dati alla attività lavorativa in rapporto all'esposizione, alla fonte di contagio, alla prossimità, quindi alla vicinanza con questa fonte di contagio e infine all'aggregazione, ovvero alle persone con cui si viene a contatto. Sotto questo punto di vista, il rischio biologico nello studio odontoiatrico costituisce un rischio alto perché intrinseco all’attività, nella quale il lavoratore si può trovare esposto.

Questo testo è estratto dalla video lezione della dott.ssa Sabrina Santaniello, dal corso FAD ECM "Covid 19: aspettando il Day After - parte 2"

Sabrina SANTANIELLO
Segretario ANDI Nazionale, Presidente ANDI Roma, Consigliere OMCeO Roma
Andi Roma
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