Depressione, invecchiamento e farmaci - Parte 2

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Come avrete potuto immaginare, se io mi trovo di fronte a una persona anziana che perde la memoria, che ha maggiore difficoltà di concentrazione, che non ha tanta energia, che ha difficoltà di deambulazione (proprio perché c'è una perdita di energia psicofisica), che rifiuta il cibo e che non ha più fluidità, è  ovvio che noi potremmo trovarci di fronte anche a un quadro più di natura organica che non psicologica. Di conseguenza, la diagnosi differenziale è importante (qui ritorna il discorso della anziano depresso o del depresso anziano). 

Per questo una diagnosi differenziale andrà fatta con tutte quelle situazioni che possono affliggere è la capacità di concentrazione memoria e il movimento, quindi quella dimensione neurologica che appartiene magari al decadimento cognitivo (che in alcuni casi è tipico della senectude, ma che in alcuni casi non è adeguato alla età). Deve essere fatta una buona diagnosi differenziale e dobbiamo tener conto che l'anziano tende di per sé a non lamentarsi anche se soffre (in realtà questa sua sofferenza tende a non tirarla fuori da un punto di vista emotivo, tende a tenere tutte le cose dentro di sé per paura di pesare alla famiglia).

Con la persona anziana, il compito dello psichiatra non è tanto quello di andare a dare dei farmaci, il suo compito piuttosto è la deprescrizione. Con i pazienti anziani è necessario avviare una buona relazione di dialogo, indispensabile per cogliere tutti quanti gli aspetti della vita della persona che si affida alle cure mediche. Per lo psichiatra è importante  sapere se la persona anziana ha sviluppato, nel corso degli anni precedenti, un disturbo depressivo maggiore o una necessità di cure psichiatriche o di assunzione di farmaci. Questo è importante perché, se ci si stesse confrontando con un depresso anziano e sappiamo che ha funzionato molto bene una determinata classe di farmaci antidepressivi, molto probabilmente si potrebbe riprovare proprio a somministrare quel tipo di antidepressivi. Per una buona prognosi è importante sapere se nel corso della vita precedente al momento in cui io svolgo la visita, ci sono state via acutizzazioni e quanto sono durate, se c'è una ciclicità stagionale, quali erano le sintomatologie presenti nel corso della malattia florida dell'umore e così via. Tutto questo mi può aiutare a comprendere che, ci si trova di fronte a un tipo specifico di depressione o che invece devo fare ancora una più accurata diagnosi differenziale (con altre possibili cause che portano a quel tipo di disturbo). Sarà importante conoscere bene i manuali di diagnosi (ICD10 e DSM-5) nel momento in cui ci si confronta con gli anziani con la diagnosi di depressione, poiché è importante avere un manuale che ci consenta di individuare i sintomi che dovranno essere presenti per portarci a fare diagnosi di depressione.

Contemporaneamente a una buona un buon esercizio appunto di classificazione diagnostica, la cosa importante con l'anziano è proprio quella di sviluppare una relazione. La curiosità, la passione e il desiderio di aiutare le persone anziane è quello che ci deve accompagnare nel momento in cui ci si confronta con un paziente. Questo coinvolgimento è necessario poiché spesso gli anziani, come già detto, hanno una tendenza a non voler far preoccupare gli altri e a tenere le emozioni dentro di sé. Nel corso del colloquio lungo, noi potremmo andare a cogliere tutti quegli elementi che ci serviranno per fare una buona diagnosi differenziale (con le altre dimensioni sindromiche che potrebbero intervenire) e per aiutare nel migliore dei modi la persona che si affida alle nostre cure
 

Questo testo è estratto dal nostro video-corso ECM FAD "Farnaci e cure: oggi" e ha come scopo quello di informare e permette di approfondire tematiche legate al corso.

Estratto della lezione della prof. Emanuele Caroppo

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