Concetto di vulnerabilità nei migranti forzati

Sono il Dottor Massimo Germani, sono uno Psichiatra, Internista e sono il Coordinatore Nazionale del “Nirast-Network” Italiano per Richiedenti Asilo sopravvissuti a Tortura.

Nella mia lezione affronteremo i temi che riguardano tutto quello spettro di conseguenze legate all'esilio, all'esilio traumatico, e ai traumi che spesso subiscono i rifugiati richiedenti protezione internazionale, prima della partenza, e che sono spesso alla base della fuga, e quindi le torture, gli stupri e gli altri tipi di traumi, compresi quelli che si verificano durante il viaggio, purtroppo nell'ultimo periodo anche quelli legati ai naufraghi, ma anche quelli legati alle condizioni disastrose durante il viaggio nel deserto oppure nei paesi di transito. 

La prima parte della mia lezione cercherà di inquadrare le varie fattispecie di vulnerabilità che possono trovarsi nella popolazione che è costretta a fuggire, quindi i cosiddetti “migranti forzati”, e il sottotitolo invece vuole proprio esprimere come l'esilio sia in sè traumatico, l'esilio non si fa per libera scelta, è un lasciare tutto alle proprie spalle, lasciare la propria casa non solo in senso proprio ma anche in senso metaforico, quindi con tutto quello che di concreto e simbolico c'è, le proprie identità, e quindi è un trauma importante anche l'esilio, ma evidentemente, ci sono traumi che spesso si sommano al trama dell'esilio in alcune persone, purtroppo in una percentuale non troppo piccola, e riguardano i rifugiati che hanno vissuto esperienze traumatiche precedenti o durante il viaggio di traumi estremi, come dicevamo prima, torture o altri tipi di traumi.

Osserviamo adesso insieme la definizione di vulnerabilità: “Vulnerabile è colui che può essere ferito, leso, danneggiato. Una persona fragile con una particolare disposizione ad essere leso, colpito o ad ammalarsi”. I richiedenti asilo sono tutti da considerare potenzialmente vulnerabili da questo punto di vista; all'interno però di questa popolazione potenzialmente vulnerabile, ci sono alcuni gruppi che sono sicuramente vulnerabili: gli anziani, i disabili, donne in gravidanza e i minori per evidenti ragioni che non sto qui a sottolineare, e sarà importante identificare nel grande gruppo di richiedenti asilo, queste popolazioni perché hanno bisogno di una tutela maggiore e una tutela specifica. Abbiamo poi all'interno di questo grosso gruppo di richiedenti asilo, un gruppo che va considerato ad alta vulnerabilità, e chi sono questi? Sono le vittime di tortura, di stupro, e di traumi estremi. Evidentemente in questo caso, l'importanza dell'identificazione, soprattutto precoce, lo vedremo poi in seguito, è essenziale per mettere in atto tutte quelle misure specifiche e adeguate degli invii in centri specializzati nella diagnosi e nel trattamento delle conseguenze di questo tipo di traumi così gravi, vedremo poi che sono dei traumi che hanno delle conseguenze assolutamente specifiche e difficili da trattare; dunque, questo gruppo è un gruppo che va identificato precocemente, e quindi bisogna che soprattutto nei centri di prima e seconda accoglienza ci siano le capacità di base da parte degli psicologi, dei medici che operano in questi centri, per poter identificare chi è stato vittima di traumi di questo genere per poterlo poi segnalare ed inviare, con una certa sollecitudine, in centri specializzati nel trattamento. 

Quanti sono i richiedenti asilo altamente vulnerabili? Intorno al 20%-30%, questa è una percentuale ormai universalmente accettata e naturalmente può cambiare nelle varie circostanze o popolazioni; il gruppo dell'alta vulnerabilità ha delle specifiche caratteristiche che sono quelle che già abbiamo descritto, e cioè: sopravvissuti a tortura, stupro e violenza estrema, inoltre quasi costantemente hanno dei disturbi psicopatologici, spesso di grado lieve e moderato, possibilità di sintomi e disturbi latenti o sub-clinici, infatti non bisogna scordare che non è sempre evidente il disturbo, spesso è sotto soglia come si dice in medicina, tendenza al peggioramento o alla cronicizzazione dei disturbi in assenza di trattamento adeguato: questo è un punto molto importante, oggi si sa che questi disturbi da traumi estremi tendono a non migliorare se lasciati a se stessi, tendono a peggiorare oppure a cronicizzare, questo è un motivo forte che ci porta a dover fare un'individuazione precoce di queste persone.

Tutto questo comporta una ricaduta concreta, non solo sullo stato di salute ma anche sulla possibilità per queste persone di integrarsi nel paese ospite, (in Italia nel nostro caso) ed andare verso l'autonomia dunque, ma dal punto di vista del sistema del Welfare, del sistema socio-sanitario italiano, significa che queste persone, là dove non sono identificate precocemente, e quindi prese in carico in modo adeguato, tendono a non a non fare il percorso che è quello che dopo un certo numero di mesi, oppure di un anno, un anno e mezzo, può portarle ad essere autonome, e così il sistema socio-sanitario si ingolfa, il sistema di protezione dei richiedenti asilo tende ad ingolfarsi con dei costi quindi non solo umani ma anche economici, e al livello proprio di sistema; dobbiamo anche però dire che all'interno di questo gruppo c'è un piccolo gruppo di cui non si conosce ancora il numero, non ci sono studi altrettanto numerosi che possono farci dire in che percentuale, tra le alte vulnerabilità, sono quelli più a rischio, si calcola che sono intorno al 15%- 20% di tutto il gruppo, ma non ci sono dati ancora attendibili.

Ecco, questi si caratterizzano rispetto a quelli ad alta vulnerabilità perché spesso hanno dei preesistenti disturbi psichici, magari anche latenti anche se loro non li denunciano, i quadri psicopatologici sono conclamati e spesso severi, c'è una rapida progressione in senso peggiorativo, e mentre nel precedente caso parlavamo di difficoltà nel processo integrativo, lì non c'è niente da fare, c'è un'impossibilità nel processo integrativo, e quindi quelli sono dei casi assolutamente che devono essere presi in carico ed essere trattati in modo specifico, riabilitati per poter riprendere il cammino verso un processo integrativo, altrimenti le cose peggiorano con disastri umani e anche a livello, come abbiamo visto, socio-sanitario.

Fattori che concorrono alla gravità del quadro clinico: Adesso non entriamo nel merito, potete scorrere da soli, dalla slide, i vari punti. Quello che voglio farvi vedere è che la gravità del quadro clinico, non dipende solo dal tipo di trauma che viene subito, anche se questo è il punto principale, non è la sola cosa che contribuisce alla gravità, ci sono dei fattori pre-traumatici, culturali, traumi pregressi, traumi subiti da bambini come per ogni persona, patologie, stili di attaccamento, ma ci sono anche dei fattori post-traumatici: cioè quello che succede subito dopo il trauma è molto importante nella realizzazione della gravità finale, delle conseguenze finali, della storia traumatica di quel soggetto.

 

Questo testo è estratto dal nostro video-corso Fad Migrazioni, Servizio Sociale, Benessere, ha come scopo quello di informare e permette di approfondire tematiche legate al corso.

Estratto della lezione del dott.: Massimo GERMANI

Massimo Germani
Psichiatra, Internista
Coordinatore Nazionale del “Nirast-Network”
Potrebbero interessarti anche...
Lunedì 4 Dicembre

HTA (Health Technology Assessment)

Benvenuti a questo modulo sul Health Technology Assessment (HTA). Dunque, quello che ci proponiamo di fare durante la ...