Salute transculturale e comunicazione medico-paziente

I temi che affronteremo insieme sono quelli relativi alla salute transculturale e la comunicazione medico-paziente. E' evidente che questi temi siano all'ordine del giorno, sia rispetto a quello che sono le cronache che spesso vediamo, attraverso i mass media, oppure anche quello che è il vivere quotidiano che ci presenta una diversità all'interno dei nostri contesti sociali e sanitari nello specifico, per cui il termine di confronto con cui prevalentemente inizieremo il nostro lavoro è quello relativo a degli obiettivi, o meglio ancora, dei macro obiettivi su cui svolgeremo la nostra riflessione. Il primo è quello relativo all'analisi dell'immigrazione come processo sociale complesso.

E' evidente che non è un'analisi dell'immigrazione che avete affrontato in altre sedi, ma è un substrato su cui si tenterà di portare avanti il percorso delle immigrazioni quale analisi di un concetto culturale. Il tutto sarà finalizzato prevalentemente alla proposta di una pratica riflessiva. Schon nel 1995 ci ricordava già che il professionista riflessivo deve riflettere nell'azione, ovvero portare avanti un principio di azione professionale in modo tale da ricostruire sempre una sua dimensione di pratica riflessiva nel momento in cui si svolge la sua attività professionale.

Questa potrebbe essere una ovvietà, ma in questi tempi sincopati, è sempre più difficile riuscire a fare quel percorso importantissimo della auscultazione del paziente: quella relazione che consente realmente di poter ascoltare il paziente nella sua complessità e soprattutto di poter portare avanti la pratica riflessiva; è un percorso che viene definito da Marceca un percorso che aiuta e facilita la riduzione delle disuguaglianze e di salute. Cominceremo dalla Terminologia. Spesso utilizziamo indistintamente la parola extracomunitario, immigrato e migrante, sappiamo bene che queste parole sono di uso comune, ma proprio per ricondurci ad una specificità di tipo settoriale, quindi un po' riappropriarci di un significato specifico, utilizzeremo la parola migrante e non immigrato. Proprio con la volontà e la necessità di voler indicare una categoria totalizzante che spesso viene attribuita al concetto stesso di immigrato. 

Questa categoria totalizzante, così come ci indicano Balibar e Wallerstain, è proprio una facilitazione della vita quotidiana, una persona immigrata piuttosto che dire extracomunitario, di fatto basterebbe chiamarla persona, perché colui che rivolge richiesta di salute-servizi è evidente che è una persona. Con la definizione di immigrato infatti vengono spesso etichettati le persone in stato di povertà economica e che provengono da paesi a rallentato sviluppo economico. Attenzione, questa deviazione che ci viene data da Ambrosini, ha in se una declinazione molto importante: con la parola immigrato spesso decliniamo uno stato economico e non tanto uno stato di di provenienza geografica, tant'è che questa definizione di immigrato o ancora più facilitante l'idea di extracomunitario, tende un po’ a voler identificare una persona che proviene da aree povere del pianeta. Quindi, il considerare la categoria di immigrato come omogenea è frutto effettivamente di un equivoco semplificativo e semplificatorio.

Quindi non potendo essere chiusa la complessità del fenomeno mediante artifici terminologici; dobbiamo un po' tentare di sfatare l'approccio di una fissità di un concetto che permette di scorgere proprio quelle diseguali modalità di interpretazione, non solo i percorsi di migrazione ma anche nei percorsi di accoglienza e del prendersi cura. Cioè quelle differenze che scaturiscono da differenti traiettorie di vita e differenti categorie sociologiche. Ma spesso parliamo appunto di immigrato proveniente da altre culture. 

Che cos'è la cultura? Delle tantissime definizioni che vengono date di questa accezione abbiamo in questa sede voluto identificare un termine in particolar modo che risponde proprio alle esigenze di voler riconsegnare l’accezione propria del concetto di cultura; ovvero quello che Tylor nel 1871 ci definisce come complesso di elementi comprendenti le conoscenze, le credenze, l'arte, la morale, le leggi, gli usi e le convenzioni, così come ogni altra capacità di acquisire dall'essere umano, in quanto membro di una società. Una siffatta condizione è evidente che ci rimanda all'idea che tutte le persone sono portatori di cultura. Quindi ognuno porta una conoscenza personale delle tradizioni e dei costumi della propria società all'interno di un'altra società o comunque di una società all'interno della stessa comunità di appartenenza.

Però in questa prospettiva c'è una rappresentazione unica nel suo genere: l'unicità dell'individuo che con le sue implicazioni individuali riesce a ricondurre questa sua unicità e questa sua rappresentazione culturale, all'interno di un percorso identitario e sociale di appartenenza.

All'interno di un processo culturale si definiscono quelli che gli inglesi hanno definito ‘cross-cultural’, cioè l'identità dell'incontro culturale; transculturale come sapete, “trans” viene dal latino e quindi è un passaggio, transculturale è dunque ciò che attraversa le culture; ovvero, una reciproca influenza che le culture diverse hanno su comportamenti individuali e collettivi. Per questo la proposta che viene fatta è quella della salute transculturale. 

Perché salute? Perché transculturale? Perché è chiaro che con questa accezione vogliamo intendere un rinnovato incontro tra i bisogni di salute della persona e servizi socio-sanitari nei processi di passaggio tra cultura. Ovvero presupponendo che questo processo di transculturalità ovviamente abbia la necessità di rinnovarsi nell'incontro, e di conseguenza è un incontro che ha bisogno di salute e necessità di essere accolto nelle diversità degli propri bisogni. Nella rappresentazione di questa salute, ovviamente cambia quello che viene definito la scena del prendersi cura. La scena nel senso che una rappresentazione sociale per eccellenza, viene a ridimensionarsi in una diversità, sia nella relazione con il paziente, persona che arriva al servizio o all'ambulatorio di competenza, ma anche all'interno della stessa equipe sanitaria.

Quindi la relazione dell'equipe nei soggetti che danno vita a diversi modalità di cura della salute e oggi in piena trasformazione. Ora vedremo, nel corso di questa lezione che teniamo, qual è questa trasformazione. Certo, elementi che bisogna prendere in considerazione sicuramente sono il diffondersi di informazione e l'innovazione biomedica di massa. Quindi una massificazione di informazioni che però tendenzialmente hanno un po' perso la peculiarità del riconoscimento, dell'identità di ciascuno nella appropriatezza delle proprie necessità.

Quindi in un certo senso le sensibilità della salute verso diritto, le promesse, le aspettative, il progresso tecnico hanno creato delle modifiche al Welfare. La presenza di persone migranti che provengono da altri contesti stranieri che sono presenti sul territorio nazionale, ovviamente hanno modificato profondamente la scena della cura, perché questa si fa polisemica, complessa, necessita di interpretazioni multidisciplinari, è ben evidente che non possiamo avere conoscenza di tutto. Ma certo possiamo avere un denominatore comune, il denominatore comune è quello che ci consente di renderci in reciprocità con l'altro.

 

Questo testo è estratto dal nostro video-corso Fad Migrazione:Sanitario Italiano e Paziente Straniero, ha come scopo quello di informare e permette di approfondire tematiche legate al corso.

Estratto della lezione della dott.ssa: Alessandra SANNELLA

Alessandra SANNELLA
Sociologa
Università di Cassino e del Lazio Meridionale
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